Cinque euro per abusare delle due figlie minori: mamma arrestata con altri cinque
Consentiva ad adulti di violentare bimbe di 8 e 10 anni. «Bisogna fare la spesa», il pretesto della donna
UN CALVARIO DI DUE ANNI - Soldi da portare alla madre, regista del raccapricciante commercio. C’è un’incredibile storia di degrado culturale e sociale dietro gli abusi sessuali cui una trentaseienne di Afragola per circa due anni ha sottoposto le due figlie all’epoca di 8 e 10 anni. Una storia di orrori e ignoranza che ha portato all’arresto di sei persone: oltre alla donna, il compagno di sua sorella e quattro conoscenti. Un altro uomo che aveva abusato delle due bimbe è nel frattempo deceduto e il sospetto degli inquirenti è che il giro di «clienti» fosse più ampio di quello accertato. La donna, inoltre, era solita prostituirsi alla presenza dei sei figli, tutti minorenni (il più piccolo ha 2 anni) e ora assegnati alle cure dei servizi sociali. Per lei l’accusa è di induzione alla prostituzione e maltrattamenti. I fatti risalgono a un periodo compreso tra il 2006 e il 2007. I rapporti tra le due bambine, che oggi hanno 11 e 13 anni, e i loro clienti venivano consumati in quello che le piccole chiamavano «'o capannone>, il sottoscala di un palazzo del rione Salicelle di Afragola o nella casa in cui vivevano con la madre (il padre vive altrove e si è reso irreperibile). Gli inquirenti ne sono venuti a conoscenza grazie a una segnalazione sullo stato di degrado in cui viveva la famiglia.
«I SOLDI PER LA SPESA» - Una volta sottratte alla madre e ospitate in case famiglia, le piccole oggetto degli abusi hanno cominciato a raccontare agli assistenti sociali il loro calvario. «Mamma non è buona e a casa servono i soldi per la spesa», ha confidato una delle bambine agli inquirenti. Nessun pentimento, invece, da parte della donna che ha negato: «Non hanno fatto niente». E invece era proprio lei - secondo l’accusa - a contattare i clienti per sé e per le due bambine in un giro di conoscenti dai 25 ai 36 anni, assistendo spesso ai rapporti sessuali. Una terza figlia di 7 anni che non ha subito abusi ne è stata testimone avendo assistito più volte alle violenze che si ripetevano più volte nel corso della settimana, di sicuro ogni qualvolta c’era bisogno di soldi per mandare avanti la famiglia. Ma i rapporti con gli adulti, «le cose sporche», come venivano chiamate dalle bimbe, avvenivano anche senza contropartita economica se con loro c’era lo «zio». Stamani l’operazione degli uomini della squadra mobile della questura di Napoli che ha posto definitivamente fine all’orrore eseguendo le sei ordinanze emesse dalla procura di Napoli. La donna è stata rinchiusa nel carcere femminile di Pozzuoli. Gli altri cinque arrestati, ai quali viene contestata l’accusa di violenza sessuale con l’aggravante della minore età, sono stati condotti nel carcere di Poggioreale.
Non ho parole, di fronte a certe cose bisognerebbe soltanto VERGOGNARSI. Quanto può essere crudele l'essere umano!!!!
venerdì 13 febbraio 2009
sabato 7 febbraio 2009
La prigione delle ragazze afghane: schiave, spose forzate, suicide

Allontanandoci dalla nostra società occidentale, troviamo un mondo che è totalmente diverso dal nostro, in cui ragazze di soli 13 anni sono costrette della stessa famiglia a sposarsi con uomini adulti a loro sconosciuti e a lasciare la casa di origine. Questa à la realtà di uno dei tanti paesi orientali. Come afferma il governo di Kabul: «Le figlie restano proprietà delle tribù», nel senso che esse sono considerate prima proprietà della famiglia, poi del padre e infine del marito. Non potendosi ribellare o fuggire, l’unica soluzione che hanno trovato tante giovani ragazze di fronte a questa situazione è stata quella di suicidarsi, infatti ad esempio in Afganistan le suicide siano una al giorno. Tutto ciò ci potrebbe apparire surreale, ma è la realtà. Queste ragazze dei paesi del terzo mondo oltre a vivere in condizioni difficili, di povertà ed arretratezza, sono inoltre costrette a subire le violenze della famiglia che non si preoccupa per il bene della propria figlia ma preferisce cederla, anche per pochi soldi, a uomini adulti sconosciuti i quali, probabilmente avendo un’indole malvagia, sono disposti ad accettare di sposarsi con ragazzine di soli 13 anni, i cui unici pensieri dovrebbero essere quello di divertirsi e di essere felici. Purtroppo bisogna lavorare ancora molto per far sì che queste ragazze possano godere dei loro diritti e che soprattutto possano sentirsi al sicuro, consapevoli del fatto che esistono persone disposte ad aiutarle e a proteggerle.
venerdì 30 gennaio 2009
Donne al volante? Meglio degli uomini
Finalmente grazie a una ricerca condotta da Direct Line possiamo smentire il tanto famoso proverbio “donna al volante pericolo constante”, poiché in base ai dati raccolti la percentuale di incidenti causati dal gentil sesso è nettamente inferiore rispetto a quella degli uomini, 30% per le prime e 70% per i secondi, inoltre un altro dato a vantaggio delle donne pare sia la solidarietà nei confronti degli automobilisti in difficoltà: tanto al Nord quanto al Sud, le donne hanno dimostrato un grande altruismo nei confronti del prossimo, dichiarando di essere disposte a fermarsi e a prestare soccorso a un automobilista con l’auto in panne, sia di giorno che di notte. Ciò dimostra il fatto che il distacco tra uomini e donne comincia a farsi sempre più sottile, tanto che in ambiti prettamente maschili le donne dimostrano di essere sicuramente migliori, e soprattutto indipendenti di fronte a situazioni che richiederebbero una presenza maschile, ma nonostante questo esse, poiché hanno acquisito una certa sicurezza nelle loro possibilità, mostrano di potersela cavare anche da sole senza aver bisogno della forza fisica dei nostri uomini.
lunedì 19 gennaio 2009
Parolacce nel linguaggio comune fra i giovani e in tv...
LONDRA - In Italia lo si riassume col "vaffa". In Gran Bretagna lo sintetizzano con "F word" (la parola che comincia per F). In ogni paese ha un suo slang e diverse caratteristiche. Ma il fenomeno è universale: la nostra era ha sdoganato le parolacce, le volgarità, gli insulti. Basta sintonizzarsi su una stazione radio, su un canale televisivo o navigare su internet, dove blog, commenti ai blog e chat-line ne sono infarciti, per rendersi conto delle dimensioni del problema. Al punto che ormai, per la stragrande maggioranza, non è più un problema.
In tivù si sentono parolacce in continuazione e questo deve cambiare", dice Edsther Rantzen, personalità televisiva e uno degli ideatori della protesta, al quotidiano Daily Express, che dedica oggi la prima pagina al tema.
Quando il linguaggio volgare e sboccato risuona dal video con particolare virulenza, in effetti, una parte dell'opinione pubblica protesta. Succede talvolta in Italia, dove le risse verbali a base di insulti e contumelie sono la regola in tivù: non solo c'è da noi l'abitudine a dire parolacce, ma perdono le staffe e sembrano pronti a venire alle mani anche i conduttori televisivi e perfino i ministri, come accaduto di recente con quello della Difesa, Ignazio La Russa, che sembrava sul punto di esplodere davanti alle pacate dichiarazioni del direttore dell'Unità Concita De Gregorio.
FONTE: La Repubblica
Ed è proprio vero, oggigiorno utilizzare un linguaggio colmo di parolacce è quasi diventata un’abitudine, a cui siamo costretti ad assistere durante programmi televisivi o radiofonici. Molte persone, anche di una certa importanza, talvolta non si rendono conto di essere in televisione e si lasciano andare a sfoghi pieni d’ira, contro chi ha soltanto espresso un parere opposto, rendendo così l’atmosfera all’interno di un programma poco gradevole, non solo per quelle persone che fanno parte del pubblico e che quindi assistono alla scena direttamente, ma soprattutto per il pubblico a casa, non costituito solo da adulti ma anche da bambini, ai quali al contrario bisognerebbe dare il buon esempio. Chi non ricorda qualche programma politico, in cui non vi sia stato uno scontro d’opinione che si è poi trasformato in una lotta furibonda tra chi insultava maggiormente il suo avversario? Mi chiedo, ma che messaggi pensano di comunicare quelle persone che non hanno un minimo di autocontrollo e che di fronte a centinaia di spettatori si lasciano andare a liberi sfoghi?
Per quanto i programmi italiani, sia televisivi che radiofonici, abbiano poco valore ,non solo a livello informativo ma anche educativo, potrebbero impegnarsi di più per dare un buon esempio soprattutto ai più piccoli, dal momento che sono facilmente influenzabili.
In tivù si sentono parolacce in continuazione e questo deve cambiare", dice Edsther Rantzen, personalità televisiva e uno degli ideatori della protesta, al quotidiano Daily Express, che dedica oggi la prima pagina al tema.
Quando il linguaggio volgare e sboccato risuona dal video con particolare virulenza, in effetti, una parte dell'opinione pubblica protesta. Succede talvolta in Italia, dove le risse verbali a base di insulti e contumelie sono la regola in tivù: non solo c'è da noi l'abitudine a dire parolacce, ma perdono le staffe e sembrano pronti a venire alle mani anche i conduttori televisivi e perfino i ministri, come accaduto di recente con quello della Difesa, Ignazio La Russa, che sembrava sul punto di esplodere davanti alle pacate dichiarazioni del direttore dell'Unità Concita De Gregorio.
FONTE: La Repubblica
Ed è proprio vero, oggigiorno utilizzare un linguaggio colmo di parolacce è quasi diventata un’abitudine, a cui siamo costretti ad assistere durante programmi televisivi o radiofonici. Molte persone, anche di una certa importanza, talvolta non si rendono conto di essere in televisione e si lasciano andare a sfoghi pieni d’ira, contro chi ha soltanto espresso un parere opposto, rendendo così l’atmosfera all’interno di un programma poco gradevole, non solo per quelle persone che fanno parte del pubblico e che quindi assistono alla scena direttamente, ma soprattutto per il pubblico a casa, non costituito solo da adulti ma anche da bambini, ai quali al contrario bisognerebbe dare il buon esempio. Chi non ricorda qualche programma politico, in cui non vi sia stato uno scontro d’opinione che si è poi trasformato in una lotta furibonda tra chi insultava maggiormente il suo avversario? Mi chiedo, ma che messaggi pensano di comunicare quelle persone che non hanno un minimo di autocontrollo e che di fronte a centinaia di spettatori si lasciano andare a liberi sfoghi?
Per quanto i programmi italiani, sia televisivi che radiofonici, abbiano poco valore ,non solo a livello informativo ma anche educativo, potrebbero impegnarsi di più per dare un buon esempio soprattutto ai più piccoli, dal momento che sono facilmente influenzabili.
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