martedì 4 novembre 2008

Istat: il 12,8% degli italiani è povero
Anche nel 2007 si mantiene costante come negli ultimi 5 anni, il livello di povertà relativa

ROMA - I poveri in Italia non diminuiscono ormai da 5 anni. E con la crisi economica alle porte potrebbero anche aumentare. A mantenersi costanti non sono i poveri in senso assoluto, quelli ridotti a chiedere la carità per la strada per intenderci, ma i poveri in senso relativo.
La stima dell'incidenza della povertà relativa, ovvero la percentuale di famiglie e persone povere sul totale delle famiglie e persone residenti, viene calcolata su una linea di povertà che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale un nucleo familiare è considerato povero.

I DATI - In base a questa media, l'11,1% delle famiglie residenti in Italia sono povere. Si tratta di 2.653.000 nuclei, pari a 7.542.000 persone, il 12,8% dell'intera popolazione. Lo afferma l'Istat che ha presentato il rapporto «La povertà relativa in Italia nel 2007». Rispetto ai dati dell'anno precedente - quando si era rilevato che le famiglie povere erano l'11,1% (2.623.000) e i poveri il 12,9% (7.537.000) - non c'è quindi alcuna variazione. Una tendenza che, come afferma lo stesso Istat, conferma i dati degli ultimi cinque anni durante i quali la povertà relativa è rimasta sostanzialmente immutata come anche i profili delle famiglie povere. Per il 2007, sono povere (povertà relativa) tutte quelle famiglie di due componenti che hanno speso meno o pari a 986,35 (+1,6% rispetto alla linea del 2006). Le famiglie povere hanno una spesa media equivalente pari a 784 euro al mese (+1,9%).

POVERTA' DIFFUSA AL SUD - La povertà relativa si conferma maggiormente diffusa nel Mezzogiorno, dove l'incidenza è quattro volte superiore a quella del resto del Paese; tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni. È inoltre più diffusa tra le famiglie con anziani - nonostante il miglioramento osservato negli ultimi anni - che presentano valori di incidenza superiori alla media. La povertà è infine fortemente associata a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali (working poor) e all'esclusione dal mercato del lavoro: l'incidenza di povertà tra le famiglie con due o più componenti in cerca di occupazione (35,8%) è di quasi quattro volte superiore a quella delle famiglie dove nessun componente è alla ricerca di lavoro (9,9%).

NUOVE TIPOLOGIE - Emerge poi a livello nazionale un peggioramento tra le tipologie familiari che tradizionalmente presentano una bassa diffusione del fenomeno e tra le quali i livelli di povertà restano al di sotto o in prossimità della media nazionale: famiglie di tre componenti (l'incidenza è passata dal 10% all'11,5%), coppie con un figlio (dall'8,6% al 10,6%), famiglie con persona di riferimento di età compresa fra i 55 e i 64 anni (dal 7,5% all'8,9%). Un incremento dell'incidenza di povertà è stato osservato anche tra le famiglie con due o più anziani (da 15,3% a 16,9%) in coppia o membri aggregati.

Come tutti ben sanno ci troviamo in piena crisi economica. I dati a riguardo sono allarmanti, quasi 7 milioni di persone in Italia possono essere considerate povere, in questo caso non si parla di povertà assoluta cioè quella povertà in cui si è ridotti a chiedere l’elemosina per strada pur di sopravvivere, ma bensì di povertà relativa, cioè per capirci meglio, sono considerate povere tutte quelle famiglie di due o più componenti che fanno fatica ad arrivare a fine del mese. Questo genere di povertà si concentra soprattutto al sud, in cui talvolta le famiglie sono più ampie e quindi devono far fronte a spese maggiori, e inoltre in quelle località in cui il tasso di disoccupazione è decisamente più alto rispetto che altrove. Cosa si potrebbe fare per rendere più sostenibile la situazione? Si potrebbero fare molte cose, ma forse soltanto poche risulterebbero veramente efficaci e riuscirebbero a ottenere risultati concreti e seri. A mio giudizio ormai l’Italia si trova in una condizione che difficilmente si potrà risolvere, sicuramente bisognerebbe iniziare a lavorare dalle fondamenta e non a livello superficiale. Purtroppo in un paese come il nostro le persone sono troppo abituate a pensare ai propri interessi e non si preoccupano di quelle persone che magari si trovano in una condizione di difficoltà; ad esempio i politici invece di spendere tante parole per sottolineare che nel sud d’Italia ci sono tante famiglie così definite povere, dovrebbero farsi un’ esame di coscienza e decidere di ridurre i propri stipendi esorbitanti per aiutare di tasca propria chi ha bisogno di aiuto. E’ facile fare discorsi in cui compaiono grandi promesse fatte a parole ma che poi non hanno un corrispettivo nella realtà quotidiana.

7 commenti:

alycina ha detto...

Crisi economica?
E mi spieghi però perchè le vendite sono sempre in aumento?
Indubbiamente, ma da bravi italiani quali siamo non rinunciamo ai lussi, al televisore nuovo al plasma, alla macchina nuova, al computer portatile, alle vacanze a Cortina o a Saint Moriz, alle cene di famiglia al ristorante, al cambio del cellulare una volta al mese.
La cosa che bisognerrebbe fare? Imparare il valore dei soldi e imparare a spenderli in modo responsabile.
Non intendo dire che è sbagliato concedersi dei lussi, ma andrebbe limitato se non si riesce ad arrivare a fine mese. Non serve a niente girare per le strade con il macchinone nuovo, se hai il frigorifero vuoto e numerose bollette che non hai pagato.
E' questione di priorità, semplicemente.

Ely ha detto...

Sono d'accordo con l'Alice, sicuramente l'economia del nostro paese non è tutta rose e fiori, ma la gente non si preoccupa di far quadrare i conti, non si cura di risparmiare e aiutare il nostro vicino di casa che non sa come sbarcare il lunario; la nostra società, fortemente consumistica, induce chi non può permettersi il cellulare ultimo modello o i vestiti firmati a sentirsi escluso, a dover indebitarsi per sentirsi normale e avere una vita sociale. Ma sono veramente queste le cose che contano?

Emma ha detto...

Io penso che la questione non riguardi il fatto di sentirsi esclusi o di non avere una vita sociale. Qui si parla di dati statistici che confermano che una buona parte della popolazione è povera. Sicuramente ci sono persone che, come dice Alice, non rinunciano a lussi o a vacanze, però si dovrebbe analizzare più a fondo le cause di questa diffusa povertà relativa.
Il costo di tutti i servizi, degli immobili..sono in continua crescita, nello stesso tempo, chi ha un lavoro fisso, che è già una fortuna, percepisce sempre la stessa somma e deve far fronte a spese sempre maggiori.

Nicoletta ha detto...

Io volevo solo aggiungere che quella che dicono Alice e Elisa è una cosa relativa, perchè basta guardare il tg, e la realtà che dite voi si concretizza in: operai lasciati a casa perchè l'azienda nn ha più lavoro! E questo solo 2 giorni fa nel lodigiano,quindi io penso che proprio questi non siano i personaggi di cui parlate voi.E sono queste le vere vittime della crisi, e ce ne sono, e ne escono di nuove ogni giorno.
Non è questione di priorità ma di possibilità. Persone ormai senza lavoro che vengono licenziate quotidianamente, hanno proprio come ultimo pensiero quello dei lussi.

Stupid and Contagious ha detto...

Mai sentito parlare di inflazione, mutui, pignoramenti, banche, fallimento aziendale, crisi del lavoro e del mercato, taglio del personale, debito pubblico ecc ecc?
Quello che dici tu, Alice potrebbe essere riconducibile ai primi motivi della crisi economica, ovvero al fatto che con la venuta di mutui e prestiti la gente ha iniziato a fare spese che in realtà non poteva permettersi di fare, ma ora il problema non è più questo.
Il costo della vita aumenta a dismisura, stipendi e redditi però non aumentano proporzionalmente e da ciò deriva la povertà, quella che impedisce sempre di più alla gente di pagare le rate dei mutui
alle banche (o addirittura di arrivare alla fine del mese dignitosamente). Queste ultime stanno poi registrando perdite in borsa (...) e questo si accompagna al calo del costo del denaro (tra l'altro il calo non viene del tutto preso in considerazione nel calcolo dell'ammontare degli interessi da parte dell Euribor, ovvero: le rate non restano alle stelle come erano arrivate ma non tornano nemmeno quelle che erano una volta).
In più tutto viene svalutato, per questo il mercato è fermo e ne derivano la crisi del lavoro e il fallimento aziendale (che poi ogni settore ha anche per cause diverse, vedi per esempio prodotti di fabbrica sostituiti sempre di più, nella scelta dei consumatori in impoverimento, da prodotti di origine orientale a bassissimo prezzo), che contribuiscono alla crisi.
Ma queste sono solo alcune tra le cause della crisi(che, voglio precisare, c'è)...

alycina ha detto...

Credo di essermi espressa male, o di aver concentrato principalmente il mio commento su una questione contraddittoria che mi ha sempre lasciata perplessa. quindi,non ragionando in modo lucido ed obiettivo, mi sono lasciata prendere la mano incentrando molto su una parte della popolazione estremizzandola ma non analizzando il tutto globalmente.
Con questo,non era mia intenzione sostenere che non esiste la crisi economica, anzi.
era semplicemente un analizzare i modi diversi con cui la gente affronta le medesime situazioni.

Stupid and Contagious ha detto...

capito Ali, comunque questa:

"Non serve a niente girare per le strade con il macchinone nuovo, se hai il frigorifero vuoto e numerose bollette che non hai pagato.
E' questione di priorità, semplicemente."

è questione di ignoranza e non di crisi.