
Napoli, arrivati 50 chili di esplosivo su ordine dei clanInvestigatori in allarme, nuovo codice rosso per lo scrittore
Casalesi, tritolo per un attentato
A rischio Saviano o un magistrato
A rischio Saviano o un magistrato
NAPOLI - Tritolo. Cinquanta chilogrammi. Mette i brividi l'ultima indiscrezione che arriva dal fronte di Gomorra. Una devastante partita di esplosivo sarebbe già in possesso del gruppo stragista del clan dei Casalesi, l'ala terroristica guidata dal superlatitante Giuseppe Setola. Materiale che sarebbe già giunto a destinazione. I pubblici ministeri dell'antimafia considerano questa voce "attendibile, fondata". E si fanno domande: dov'è custodito quel tritolo? E soprattutto: a chi è destinato? È l'interrogativo cui si cerca di dare una risposta attraverso una serrata attività d'intelligence, e in una notte che si trasforma anche in un'altra corsa contro il tempo. Giro di vite per le misure di sicurezza. Dopo i contatti immediati con le questure di Napoli e Caserta e con i rispettivi vertici dei carabinieri, il codice rosso scatta al Viminale. Diventa visibile sul territorio il rafforzamento della protezione agli "obiettivi sensibili". Si temono azioni dimostrative dinanzi a uffici di polizia e carabinieri non solo a Casal di Principe, ma anche in altre località. Viene naturalmente intensificata la vigilanza per tutti i possibili bersagli della cosca che dalla scorsa primavera a oggi ha sterminato innocenti, familiari di pentiti e di testimoni di giustizia, colpito donne e massacrato extracomunitari. Allerta massima sul cordone già steso intorno a Saviano, al magistrato Raffaele Cantone. È un allarme che, significativamente, chiude la giornata organizzata proprio a Casal di Principe da intellettuali e studiosi per una giornata anticamorra organizzata da Sinistra democratica e che aveva riempito il paese con manifesti contro i criminali ("Facciamo neri i camorristi") e in segno di solidarietà per Roberto Saviano ("Saviano è amico mio"). Manifesti che, già di buon mattino, in alcuni casi appaiono strappati o coperti da insulti contro l'autore di Gomorra. Poche ore più tardi, ecco tornare l'emergenza attentati. Una notizia che, catturata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, conferma e accresce il rischio già noto a tutti gli inquirenti impegnati sul fronte dei casalesi. Il procuratore aggiunto Franco Roberti, con i pm Alessandro Milita, Cesare Sirignano, Antonio Ardituro, Raffaello Falcone, Catello Maresca, Francesco Curcio, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio, avevano in diverse inchieste raccontato la potenziale capacità eversiva della cosca mafiosa del casertano. Un piano B del terrore, dopo i numerosi colpi subiti dal gruppo dei bidognettiani (le denunce per racket, i numerosi pentiti).
Un clan che tuttora vive della protezione di larga parte della società civile di interi comuni del casertano, ma il cui gruppo di fuoco è ormai ridotto a pochi elementi, dopo la cattura dei tre killer fedelissimi di Setola, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e Oreste Spagnuolo. Quest'ultimo è divenuto pentito dopo appena tre giorni dalle manette, un'arma" preziosa nelle mani della giustizia. È lo stesso Spagnuolo, a raccontare al pool antimafia, il 7 ottobre scorso: "Setola mi ha parlato del fatto che cercava di procurarsi un detonatore con telecomando. Non mi ha spiegato cosa voleva farci, ma diceva che era un modo facile per uccidere". E il disegno del tritolo ora ricorda da vicino la strategia dei corleonesi che sfociò negli attentati contro Falcone e Borsellino. Ma sul fronte di Gomorra lo Stato ha annunciato che non farà marcia indietro. A Caserta, sette giorni fa, è tornato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, per annunciare che i 400 uomini di rinforzo e i 500 parà della Folgore sarebbero rimasti ben oltre la scadenza di dicembre. "Lo Stato non se ne va a Natale, da questi territori". Lo Stato che deve arrivare prima del tritolo.
Fonte: La Repubblica
Oggi a Napoli, la polizia ha trovato circa cinquanta chilogrammi di tritolo, ed è stato ipotizzato che essi fossero destinati probabilmente alla Camorra, la quale risulta essere particolarmente irritata a causa delle dichiarazioni scritte all’interno di un libro da Saviano, autore del libro stesso. Proprio per questo motivo i magistrati temono per l’incolumità dello stesso Saviano, che dichiara di essersi rovinato la vita proprio scrivendo questo libro, che dal quel giorno percepisce di non essere più al sicuro, tanto che probabilmente a presto lascerà l’Italia per rifugiarsi in qualche paese all’estero. Che dire, oggi la mafia appare più attiva che mai, molti hanno cercato di osteggiarla e forse nessuno è riuscito a sconfiggerla, si ricordano infatti le tragiche sorti di Falcone e Borsellino, entrambi impegnati nella lotta contro la Camorra. Oggi un altro giovane ha messo a rischio la propria vita proprio per denunciare questo male della società, forse per rendere consapevoli i cittadini che la mafia esiste ancora, che ancora fa paura, che ancora si fa sentire con la sua forza sconvolgente e inaccettabile, perché si, mi sembra una cosa inaccettabile che qualcuno rischi la propria vita solo per aver osato parlare della mafia e di tutto ciò che è connessa a essa. Siamo nel 2008 e ancora non siamo riusciti a trovare, dopo circa vent’anni dalla morte di Falcone e Borsellino, una soluzione a questo problema, la mafia, così legata alla storia italiana così impercettibile ai nostri occhi ma presente come non mai. E allora cosa dovremmo fare? Tacere o forse far finta che tutto vada bene così, non dare libero sfogo ai nostri pensieri, alle nostre idee solo perché abbiamo paura? Già è proprio così, perché anche io all’interno del mio paese ho paura, dal momento che in cuor mio so che ci vorrà ancora molto tempo prima che la mafia possa essere distrutta completamente e mi auguro che questa cosa accada al più presto, così che potremmo dire finalmente di sentirci liberi.
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